Un Mammuthus meridionalis scoperto in Valdarno

Un Mammuthus meridionalis scoperto in Valdarno


a cura di Ursula Wierer
fotografie di Elena Facchino, Paolo Nannini, Ursula Wierer

progetto in collaborazione con
Accademia Valdarnese del Poggio, Montevarchi e
Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze

Nell’ autunno 2016, durante una battuta di caccia a Terranuova Bracciolini (Arezzo), alcuni cacciatori notarono due elementi affiorare dalla terra: erano le difese di un elefante fossile.

Ci troviamo nel Valdarno superiore, nel singolare paesaggio delle “Balze”, imponenti stratificazioni di sabbie, argille e conglomerati, interrotte da profonde incisioni. I processi di fossilizzazione hanno favorito la conservazione di numerosi resti fossili, per lo più appartenenti a mammiferi, il cui recupero è iniziato fin dal XVIII secolo. Le Balze sono entrate anche nel mondo dell'arte, grazie a Leonardo da Vinci che ne riconobbe e rappresentò le particolarità.

La scoperta del 2016 è avvenuta su un ripido versante sottoposto a erosione, il che ha posto la necessità di un intervento immediato. Ottenuta la collaborazione dell’Accademia Valdarnese del Poggio di Montevarchi e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena ha dato inizio allo scavo paleontologico. Nel corso della torrida estate 2017 sono stati messi in luce il cranio con le difese, purtroppo troncate, e l’ulna di un esemplare di Mammuthus meridionalis risalente al Pleistocene inferiore. Considerando le dimensioni generali ed in particolare la circonferenza delle difese, è possibile che sia un maschio.

Mammuthus meridionalis, l’elefante meridionale, è una specie di derivazione africana che raggiunse il nostro paese passando presumibilmente per il Caucaso e l’Europa orientale. Era un animale di taglia notevole, alto circa 3.5 m al garrese, pesava circa 8-9 tonnellate ed era dotato di difese tipicamente spiralate. Analogamente agli elefanti delle savane africane attuali, era un mangiatore di erba, dotato di denti lamellari, a corona alta ed a sostituzione orizzontale. Da questa specie, mediante un discendente intermedio, derivò il ben più noto mammut, Mammuthus primigenius, che era più piccolo e coperto di una folta pelliccia.

I pochi resti dell’elefante, non in connessione anatomica, giacevano nei sedimenti di un antico torrente. È presumibile che l'individuo sia morto più a monte del punto di rinvenimento, e che i vari elementi ossei siano stati rimossi dalla corrente. Secondo la lettura stratigrafica l’individuo dovrebbe avere un’età di oltre 1,5 milioni di anni. All’epoca il Valdarno era interessato dalla seconda delle tre fasi di riempimento del bacino, ad opera dei fiumi provenienti dai rilievi circostanti. L’ambiente era quello di una savana fredda, popolata da elefanti, rinoceronti, zebre, ippopotami, canidi, iene. Difatti nello scavo, oltre alle ossa di elefante, sono stati scoperti anche resti appartenenti ad altre specie animali.

Una volta concluso lo scavo, cranio, difese e ulna, ancora inglobati nel sedimento, sono stati imbracati con robuste longherine in ferro, lamiere e schiuma poliuretanica. Grazie ad un ingegnoso sistema“a scivolo” l’elefante, trascinato dalla ruspa, ha percorso il ripido pendio fino ad arrivare a valle. Da lì è stato trasportato in un laboratorio temporaneo dove è attualmente in corso di restauro, prima di iniziare il suo viaggio verso il Museo Paleontologico di Montevarchi. Per sostenere il costo dell’operazione è stata lanciata la raccolta fondi “SOS Mammuthus. Aspetta il tuo aiuto da oltre un milioni di anni”. Accedendo al sito internet del Museo Paleontologico di Montevarchi è possibile devolvere un contributo anche minimo e votare il futuro nome del Mammuthus: un segno di partecipazione per la tutela di un patrimonio che appartiene a tutti.


Il Museo Paleontologico di Montevarchi, in stretta sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, sta lavorando all’allestimento del  cranio con le difese e l’ulna di un elefante di circa 1.6 milioni di anni fa, rinvenuto nel 2016 in località Tasso presso Terranuova Bracciolini.

È  pertanto partita una campagna di crowdfunding che ha come obiettivo il raggiungimento di 3000 euro in meno di 40 giorni attraverso donazioni on line.

È possibile sostenere il progetto SOS Mammuthus sul sito della piattaforma Eppela (https://www.eppela.com/it/projects/19048-sos-mammuthus) dove si trova anche l’elenco delle ricompense che il Museo mette a disposizione per ogni importo donato.

Info e donazioni per la campagna SOS Mammuthus sul sito https://www.eppela.com/it/projects/19048-sos-mammuthus e sul sito www.museopaleontologicomontevarchi.it


Video degli scavi e del trasporto


Galleria fotografica

Località Tasso, luogo di rinvenimentoLo scavo paleontologicoLo scavo paleontologicoConsolidamento delle difese dell'elefanteDocumentazione delle evidenzeLo scavo paleontologicoIl cranio con le difeseVista dall'alto del cranio con le difeseOperazioni di recupero del repertoImbracatura del reperto per il trasportoTrascinamento a valle del cranioIl gruppo dell'equipe di lavoro